Il cancro al seno è il tumore maligno più comune nelle donne. Vi sono prove crescenti che fattori legati allo stile di vita, tra cui dieta, peso corporeo e attività fisica, possono essere associati a un rischio di malattia più elevato.
Modello alimentare per prevenzione cancro
I dati della letteratura pubblicata suggeriscono che un modello alimentare sano caratterizzato da un elevato apporto di cereali non raffinati, verdure, frutta, noci e olio d’oliva e un consumo moderato/basso di acidi grassi saturi e carne rossa, potrebbe migliorare la sopravvivenza globale dopo la diagnosi di tumore al seno.
Nutrizione in chemioterapia e radioterapia
I pazienti sottoposti a chemioterapia e/o radioterapia manifestano una varietà di sintomi che peggiorano la qualità della vita. Gli studi che studiano gli interventi nutrizionali durante il trattamento nelle pazienti affette da tumore al seno, hanno dimostrato che la consulenza nutrizionale potrebbero essere utili nel limitare gli effetti collaterali indotti dai farmaci, nonché nel migliorare l’efficacia delle terapie.
I primi studi approccio intervento nutrizionale
Pertanto, l’intervento nutrizionale può essere considerato parte integrante dell’approccio terapeutico. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche che utilizzano interventi dietetici in ampi studi clinici per stabilire in modo definitivo interventi efficaci per migliorare la sopravvivenza a lungo termine e la qualità della vita.
Fattori dietetici nell’incidenza e recidiva del cancro al seno
L’adesione a uno stile di vita sano, compresa la gestione del peso e una dieta di alta qualità, influenza sia il rischio di sviluppare tumore al seno che gli esiti post-diagnosi.
Principalmente, stile di vita sedentario e cattive abitudini alimentari, caratterizzate da un’eccessiva assunzione di cibi ipercalorici (ricchi di zuccheri e grassi saturi), nonché da un basso apporto di cibi sani (contenenti acidi grassi ω-3, antiossidanti naturali, fibre), porta ad obesità.
Infiammazione e cancro
Tale condizione contribuisce ad aumentare l’infiammazione del tessuto adiposo, creando un microambiente favorevole per lo sviluppo e la progressione del tumore al seno. Infatti, l’obesità è associata sia ad un aumento del rischio di tumore al seno post-menopausa sia di recidiva e mortalità.
Correlazione tra indice di massa corporea (BMI) e sopravvivenza al tumore al seno.
Una revisione sistematica della letteratura ha mostrato una correlazione tra indice di massa corporea (BMI) e sopravvivenza al tumore al seno.
Rapporto misura vita -fianchi
Oltre al BMI, alcuni studi hanno anche riportato una significativa associazione tra il rapporto vita-fianchi e la mortalità, nelle donne in post-menopausa.
Sulla base di studi epidemiologici e preclinici, alcuni alimenti e nutrienti (ad es. carboidrati, grassi saturi, carni rosse e lavorate) sono considerati potenziali fattori di rischio per il cancro al seno, poiché aumentano i livelli circolanti di estrogeni endogeni, fattore di crescita insulino-simile (IGF-1) e citochine proinfiammatorie.
Al contrario, fibre, acidi grassi polinsaturi ω-3 (PUFA), vitamine C ed E, frutta e verdura possono avere un ruolo protettivo riducendo lo stress ossidativo e abbassando l’infiammazione cronica.
Frutta e verdura
Il pesante consumo di frutta e verdura nella dieta mediterranea fornisce quantità considerevoli sia di polifenoli che di fibre, entrambi suggeriti per prevenire la carcinogenesi.
Un potenziale meccanismo d’azione dei polifenoli risiede nella loro capacità di contrastare lo stress ossidativo e l’infiammazione. Ad esempio, i polifenoli della polvere di mirtillo possono modulare la proliferazione del tumore al seno e l’attività metastatica regolando l’interleuchina IL-6.
I polifenoli sono anche in grado di inibire l’attività enzimatica della lipossigenasi (LOX) e della cicloossigenasi (COX), nonché l’attività del fattore di trascrizione NF-κB; queste proteine possono essere sovraespresse nelle cellule tumorali.
La fibra può prevenire la carcinogenesi legando gli estrogeni e riducendo i loro livelli sierici o migliorando la sensibilità all’insulina e riducendo l’aumento di peso.
Carne rossa
La carne rossa e lavorata rappresentano fattori di rischio per il cancro al seno a causa del loro contenuto di ferro eme, somministrazione di estrogeni ai bovini o mutageni creati durante la cottura.
La cottura ad alta temperatura aumenta la formazione di composti potenzialmente pro-cancerogeni, tra cui ammine eterocicliche, composti N-nitrosi e idrocarburi poliaromatici.
Latticini
I latticini contengono una miscela di componenti (grassi saturi, calcio, vitamina D, butirrato, lattoferrina e acido linoleico coniugato) che possono influenzare il rischio di tumore al seno in direzioni opposte; coerentemente, gli studi epidemiologici hanno prodotto risultati contraddittori, riportando associazioni sia negative che positive.
Le differenze nei risultati di queste indagini possono essere in parte dovute a discrepanze nel consumo di latticini tra i diversi studi.
Relazione significativa tra latticini consumati e lo sviluppo di tumore al seno
In sintesi, hanno trovato una relazione significativa dipendente dalla dose, dal tempo e dal tipo di latticino consumato e lo sviluppo di tumore al seno: il consumo di latticini fermentati, yogurt o prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi è inversamente associato allo sviluppo di cancro al seno. L’effetto protettivo può essere spiegato con le proprietà anticancerogene di diversi composti presenti nei prodotti lattiero-caseari.
In particolare, studi sia in vitro che su animali hanno dimostrato che la vitamina D inibisce lo sviluppo del tumore e che il suo aumento nella dieta riduce la crescita del tumore mammario.
Tuttavia, i latticini contengono anche acidi grassi saturi, IGF-1 endogeno e vari contaminanti, come pesticidi potenzialmente cancerogeni, che potrebbero aumentare l’incidenza di cancro mammario.
In effetti, il consumo di latticini ad alto contenuto di grassi può comportare un apporto alimentare di grassi complessivamente più elevato, che può essere pro-cancerogeno.
Impatto della terapia sullo stato nutrizionale delle donne con cancro al seno
È stato dimostrato che molte opzioni di trattamento impiegate nelle terapie comportano tossicità a lungo termine.
Gli approcci terapeutici comprendono diversi agenti chemioterapici, da soli e/o in combinazione, nonché radioterapia, chirurgia o terapie ormonali, a seconda dello stadio.
La terapia di solito dura 3-6 mesi ed è spesso accompagnata da effetti collaterali, tra cui nausea, vomito, perdita di appetito, secchezza delle fauci e cambiamenti nella percezione del gusto o dell’olfatto.
L’aumento di peso è l’effetto collaterale più comune che si verifica nelle donne sottoposte a chemioterapia ed è associato a un effetto negativo sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza.
Come riportato nel Women’s Healthy Eating and Living (WHEL), le donne trattate con terapie citotossiche hanno un rischio aumentato del 65% di aumentare di peso durante il trattamento, rispetto alle donne che ricevono altri trattamenti, come la radioterapia o la terapia ormonale.
L’aumento del peso corporeo dopo la chemioterapia varia solitamente tra 1 e 5 kg e può essere associato a cambiamenti nella composizione corporea con aumento della massa grassa e perdita di massa muscolare, nota anche come obesità sarcopenica.
Nelle donne sottoposte a chemioterapia, chirurgia e radiazioni si osserva una riduzione del 50% del livello di attività fisica, a causa della costante stanchezza o mancanza di energia. Inoltre, la chemioterapia spesso altera il metabolismo del glucosio e induce menopausa prematura che può influenzare l’aumento di peso
Infine, va sottolineato che un BMI basso (<18,5 kg/m 2 ) è anche associato a una prognosi peggiore.
In effetti, la nausea indotta dalla terapia ha un impatto sostanziale sul piacere alimentare, portando a un apporto inadeguato di energia e nutrienti essenziali e provocando malnutrizione, ridotta compliance ai regimi di trattamento, ridotta immunità, stress emotivo e qualità della vita negativa.
Interventi nutrizionali durante le terapie
I cambiamenti del gusto durante le terapie sono principalmente dovuti a danni alle cellule del recettore del gusto localizzate sull’epitelio della lingua e in tutto il tratto digestivo causati da radiazioni o agenti chemioterapici. Anche la xerostomia (bocca secca) è stata implicata nel cambiamento del gusto, poiché la radioterapia spesso influenza la quantità e la composizione della saliva danneggiando le ghiandole salivari.
Durante la chemioterapia, le donne riferiscono preferenze alimentari alterate per i macronutrienti, che si traduce in un apporto significativamente inferiore di proteine e grassi.
Nausea e inappetenza ,consigli
Un’adeguata consulenza nutrizionale può guidare i pazienti ad adottare strategie adeguate al fine di aumentare l’appetibilità degli alimenti. Ad esempio, aggiungere aromi artificiali, mangiare pasti più piccoli e più frequenti, usare più condimenti, mangiare più cibi bolliti, usare posate di plastica, bere da una cannuccia o cucinare in pentole e padelle non metalliche possono aiutare a ridurre il sapore metallico spesso associato alla carne.
Anche il succo di limone, la gomma da masticare e la menta rendono i pasti più piacevoli. Inoltre, i pazienti dovrebbero mantenere una buona igiene orale lavandosi i denti e la lingua prima dei pasti e usando bicarbonato di sodio e sali o collutori antibatterici, poiché questi possono anche contribuire ai cambiamenti del gusto.
Alcuni farmaci chemioterapici possono causare la chelazione dello zinco e di altri metalli pesanti, portando all’esaurimento dello zinco e contribuendo alla perdita del gusto. Diversi studi clinici hanno dimostrato che l’integrazione di zinco potrebbe essere utile per i pazienti sottoposti a chemioterapia per il cancro nel migliorare la percezione del gusto.
Alcuni alimenti, tra cui creme preparate con riso non raffinato, verdure cotte selezionate e zuppe di verdure e miso (un condimento arricchito di aminoacidi essenziali tradizionalmente aggiunto agli alimenti), possono prevenire la comparsa di sintomi gastrointestinali durante la chemioterapia.
Le creme di cereali, ad esempio, evitano l’effetto irritante sulla mucosa intestinale di una grande quantità di fibre e, parallelamente, forniscono il vantaggio nutrizionale dei cereali integrali, mentre l’assunzione di proteine animali viene solitamente ridotta per prevenire l’acidosi.
Conclusioni
Negli ultimi vent’anni, il concetto di supporto nutrizionale come parte di un programma completo di gestione del cancro ha riscosso un crescente interesse.
Essere in sovrappeso o obesi è associato ad un aumentato rischio di sviluppare alcune forme di cancro.
Alcune prove suggeriscono che l’intervento nutrizionale sia un fattore chiave nel determinare la prognosi del cancro, la qualità della vita del paziente e, in particolare, l’efficacia delle terapie antitumorali. Tra le pazienti con cancro al seno, la dieta, l’attività fisica e la gestione del peso, infatti, giocano un ruolo importante nel migliorare la sopravvivenza.
Le pazienti con tumore mammario sono spesso in sovrappeso o obese alla diagnosi e l’obesità è associata ad un aumento della mortalità.
Inoltre, anche senza aumento di peso, le donne sono affette da cambiamenti avversi nella composizione corporea, con frequente sarcopenia, accompagnata da aumento di grasso, che rappresenta un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di comorbidità (come malattie cardiovascolari e diabete).
Le pazienti con cancro al seno dovrebbero essere incoraggiate a migliorare il loro stile di vita e le loro abitudini alimentari prima, durante e dopo il trattamento, al fine di avere una migliore sopravvivenza a lungo termine e una migliore qualità della vita.
Biologa Nutrizionista Dottssa Marianna Grasso
Studio scientifico
Nutrition and Breast Cancer: A Literature Review on Prevention, Treatment and Recurrence
Paola De Cicco, Maria Valeria Catani, Valeria Gasperi, Matteo Sibilano, Maria Quaglietta, Isabella Savini
2021 Feb